da Staff Podomedica | Giu 25, 2018 | News
La Sesamoidite: sintomi, cause e trattamento di questa fastidiosa patologia.
La sesamoidite, è un quadro clinico che racchiude l’infiammazione delle ossa sesamoidi del piede e delle strutture che li avvolgono.Il dolore si manifesta sotto l’alluce durante il carico soprattutto nella parte finale del passo, o durante quelle attività sportive che richiedono grandi sollecitazioni nella parte avampodalica. Per questa ragione spesso si crea una postura antalgica scorretta che pone il piede in supinazione ovvero caricando il peso nella parte esterna del piede, evitando in questo modo il carico sotto la zona dolorante.
Le ossa Sesamoidi sono due piccole ossicini che si trovano al di sotto dell’alluce avvolti dei tendini flessori che permettono di stabilizzare il metatarso facilitando in questo modo la propulsione e l’impulso del passo. Agiscono come piccole puleggie e forniscono una superficie su cui i tendini flessori fanno leva aumentando la loro capacità di trasmettere la forza dei muscoli, assumendo un’importanza cruciale nella stazione eretta, nella deambulazione, e particolarmente nella fase di spinta.
La Sesamoidite :
La Sesamoidite, patologia che risulta comune tra ballerini, runners, tennisti, ciclisti ed altri atleti, in quanto questi mettono nella loro attività molta pressione sulla parte anteriore del piede. Non bisogna confonderla con una frattura del sesamoide ( dove si osserva una rottura dovuta ad un trauma importante della struttura anatomica in questione) o un sesamoide bipartito ( quella caratteristica congenita che presentano alcuni individui dove si vedono presenti 3 ossa sesamoidi invece di due, uno di dimensione normale e gli altri due di dimensioni ridotte) .
Le cause della sesamoidite, possono essere diverse :
- Traumi diretti sulle ossa sesamoidi, per esempio urtando con il piede su una pietra mentre cammini o corri a piedi scalzi.
- Traumi causati da movimenti ripetitivi che coinvolgono l’alluce. ( es. saltare atterrando con violenza sui talloni; ballare senza scarpe o con calzature con suole molto sottili; camminare o rimanere in piedi per molte ore su tacchi alti. o semplicemente un gesto sportivo ripetitivo su un terreno duro o con una calzatura non idonea )
- Frattura da stress, o da una condizione chiamata osteonecrosi.
Come si cura la Sesamoidite ?
Inizialmente, viene consigliato di tenere il piede a riposo, utilizzando ghiaccio protetto da un panno sulla zona interessata per non più di 25 minuti consecutivi ed utilizzando creme antiinfiammatorie due volte al giorno ( attenzione che sia davvero una sesamoidite e non una frattura, in quanto in questo caso il trattamento è differente).Si consiglia di recarsi da un podologo/ podoiatra che potrà progettarvi un ortesi plantare specializzata detti podortotici ( dispositivo medico realizzato a mano su calco del piede ).Mentre nei casi di sofferenza cronica il trattamento è un po più complesso in quanto può essere necessario combinare anche con una terapia farmacologica infiltrativa che stimola la rigenerazione delle fibre tendinee e riduce l’infiammazione.
Il trattamento è quindi, generalmente conservativo, ma nei casi di fallimento di quest’ultimo va comunque preso in considerazione un approccio chirurgico. Ma non preoccupatevi, nella maggior parte dei casi se la diagnosi e la causa che lo producono è stata correttamente identificata non sarà necessario finire “sotto i ferri”!
Bibliografia:
1. Yammine K. The sesamoids of the feet in humans: a systematic review and meta-analysis. Anat Sci Int. 2015 Jun;90(3):144-60. doi: 10.1007/s12565-014-0239-9. Epub 2014 May 7. Review. PubMed PMID: 24801385.
2.Aseyo D, Nathan H (1984) Hallux sesamoid bones. Anatomical observations with special reference to osteoarthritis and hallux valgus. Int Orthop 8:67–73
3.Dobas DC, Silvers MD (1977) The frequency of partite sesamoids of the first metatarsophalangeal joint. J Am Podiatry Assoc 67(12):880–882
4.Trolle D (1948) Accessory bones of the human foot: a radiological, histoembryological, comparative anatomical and genetic study. Musksgaard, Copenhagen, pp 20–53
da Staff Podomedica | Ago 4, 2017 | News
Il benessere viene… dai piedi !
Da un intervista al Dr Prof Luca Avagnina, a cura di Monica Caiti
Sembrano tutti uguali o quasi, ma non è così. I piedi parlano di noi, della nostra personalità, rivelano il modo di camminare e vivere,le tensioni che affrontiamo ogni giorno. Anche la loro forma cambia. Si chiama ‘greco’ quello con l’alluce più corto del secondo dito, ‘egizio’, se è più lungo, ‘quadro’ se ha il profilo rettangolare o, ancora, a pianta ‘larga’ o ‘allungata’… All’apparenza, la parte del corpo – specie femminile – più in ombra, vezzeggiata solo quando avvolta da sandali preziosi o eleganti décolleté. In realtà, i piedi vantano ormai un ruolo da star.
Per averne conferma, basta navigare in rete. Dove si trova di tutto, di più. Dal ‘Club dei nati scalzi’, gestito dai ‘barefooters’ o gimnopodisti che,dopo aver appeso le scarpe a un chiodo, si presentano a piedi nudiovunque, anche nelle situazioni sociali più convenzionali. Convinti che solo così si può conoscere la terra (letteralmente parlando) nel modo più diretto e veritiero. Alla ‘Galleria dei piedi nudi’ che, attraverso un vasto repertorio di immagini, evidenzia i significati sessuali, erotici, religiosi, simbolici, estetici e di comunicazione… di questa parte del corpo. Poi la fantasia si accende, quando i piedi diventano… famosi: ed ecco i blog, che segnalano siti, forum e riviste virtuali, trasudanti foto e filmati di attrici, cantanti, modelle, tutte rigorosamente scalze: da Sharon Stone a Monica Bellucci, da Claudia Schiffer a Sabrina Ferrilli, da Julia Roberts a Maria Grazia Cucinotta.
Funzionalità innanzitutto
Quelle citate saranno forse curiosità voyeuristiche e stravaganti forme di feticismo. Certo è che sono loro – i piedi – a camminare, correre, saltare, ballare, spesso costretti in scarpe dalle fogge a dir poco azzardate. Loro a sostenere quotidianamente il peso di un corpo in continuo movimento.
Allora è d’obbligo ricorrere al podoiatra, una figura relativamente nuova, specializzata, appunto, nella prevenzione e nella terapia di qualunque patologia che interessa le estremità. Basta una visita di controllo annuale, dai 3 anni in su. «Il piede non è solo un organo di movimento, ma anche di relazione diretta e continua con il mondo esterno, indebitamente costretto, fin dai primi mesi di vita, in una sorta di scafandro… da palombaro. Compito dello specialista è, dunque, salvaguardare e migliorare la sua funzionalità. Anche perchè se la ‘base’ su cui poggia il corpo non è equilibrata e corretta, si rischiano ripercussioni sulla postura generale, con dolori alla schiena, ernie, ginocchia dolenti, tendiniti.
Il primo step è un bilancio complessivo delle condizioni dei piedi, sulla base di precisi parametri morfologici, mediante analisi del passo con pedane a pressione, valutazione del movimento articolare, esami clinici e strumentali e talvolta, elettromiografia. Una volta completate queste indagini preliminari, il podologo può intervenire a tre livelli: cutaneo, osseo e articolare. Con l’obiettivo, nel primo caso, di mantenere elastica e ben idratata la pelle, e risolverne i problemi più comuni, come secchezza, ispessimenti, surriscaldamento, eccesso di sudorazione, affaticamento,infezioni ed infiammazioni. Curando anche gli inestetismi, che possono sfociare in patologie vere e proprie,: ipercheratosi, cheratosi, e discheratosi, duroni, verruche plantari e digitali… Ciò grazie a prodotti mirati, ricchi di principi attivi cheratolitici, emollienti, rinfrescanti, idratanti e antisudore».
La Chirurgia ?
Anche le varie malformazioni delle unghie (incarnite, ipertrofiche, micotiche, deformate e con lesioni) sono di stretta competenza del podologo. Che, in questi casi, interviene correggendone la forma con apparecchi specifici (la cosiddetta ‘ortonixia al titanio’) o piccoli interventi ambulatoriali di onicoplastica. «Dalla pelle e annessi, si passa poi agli strati sottocutanei del piede, comprensivi di muscoli, tendini e legamenti, fino ai livelli più profondi, che riguardano ossa e articolazioni – continua il professor Luca Avagnina -. Anche in questo caso, gli interventi si avvalgono di diverse procedure: da manipolazioni e trattamenti mutuati da varie discipline (massoterapia, kinesiologia, riflessologia, osteopatia) a terapie ortesiche (con l’utilizzo di plantari ad hoc) fino all’impiego di farmaci locali (cerotti, creme, pomate…) o infiltrazioni di sostanze allopatiche od omeopatiche». E in ambito estetico? Come per il viso, le mani, il décolleté e le varie parti del corpo, si può ricorrere a trattamenti di medicina e di chirurgia estetica, per migliorare sgradevoli e fastidiosi inestetismi? «Funzionalità e bellezza dei piedi devono procedere, per quanto possibile, su binari paralleli – conclude il podologo -. Ma sempre guidati dal buon senso. I più comuni sono l’alluce valgo, le dita a martello e la pianta larga o troppo grande. In un organo complesso come il piede, infatti, qualunque correzione può influire sull’intera struttura. Di conseguenza, l’opportunità di un eventuale intervento (con benefici e controindicazioni) va attentamente valutata dal podoiatra insieme al paziente, anche rispetto al dolore e ai disagi avvertiti dal paziente».
L’alluce valgo? Predilige le donne
Alcuni pensano che sia provocato dalle scarpe troppo strette o dai tacchi alti. In realtà, l’alluce valgo – tra i disturbi più frequenti che colpiscono i piedi delle donne specialmente – molto spesso si eredita dai genitori, pur manifestandosi spesso in età matura. È una prominenza più o meno marcata dovuta alla deviazione della prima articolazione dell’alluce verso l’esterno e di quella del dito all’interno. Da qui l’aumento della massa ossea laterale che, per difendersi, si copre di una ‘borsa’ che, infiammandosi, può diventare molto dolorosa. Esteticamente sgradevole, l’alluce valgo determina una distribuzione poco equilibrata del peso del corpo sulla parte anteriore del piede. Preannunciato da sintomi abbastanza caratteristici – arrossamenti, dolori sotto la pianta, insofferenza verso le scarpe e bruciori localizzati – può essere diagnosticato con una semplice visita dal podiatra, completata da un esame radiologico. Per evitare che peggiori, il più delle volte basta adottare scarpe adeguate e plantari personalizzati. E l’intervento chirurgico? Necessario solo quando la deformazione crea un dissesto in tutto il piede ed anche una semplice passeggiata risulta dolorosa.
Irrinunciabili tacchi a spillo
«Una donna, per la salute, può rinunciare a molte cose, smettere di fumare, per esempio. Ma non potrà mai rinunciare a… faticosi e splendidi tacchi alti!». Parola di Natasha Stefanenko. Un’affermazione quanto mai veritiera. Negli Stati Uniti, le vendite dei tacchi oltre i 7 cm, sono aumentate, infatti, dell’20% e quelle dai 4 ai 7 del 12% (dati 2016). In compenso le scarpe piatte calano del 5,1%. Le donne sembrano, dunque, completamente sorde ai continui segnali d’allarme lanciati dagli esperti, secondo i quali l’arco del piede non potrebbe sopportare un tacco oltre gli 11 centimetri. Il rischio è di cadere in avanti! Nemmeno le zeppe – tornate alla ribalta e apparentemente più stabili e meno insidiose – permettono di dormire sonni tranquilli. Secondo i podiatri americani, possono deformare il piede, creare infiammazioni, provocando – specie quelle arcuate – un’andatura innaturale e un equilibrio instabile. Ma, ammesso che qualcuno venga a più miti consigli, quali dovrebbero essere le caratteristiche delle scarpe ideali, capaci di conciliare un look di tendenza con il benessere dei piedi?
Eccole in breve:
* I materiali: pelle e fibre naturali per la tomaia, cuoio per la suola.
* Le solette: confortevoli o in rame, se si vuole eliminare le cariche elettrostatiche.
* I tacchi: non troppo sottili e alti 3-4 centimetri.
* La forma: non c’è dubbio, la più comoda è sicuramente quella con la punta tonda, adatta a ogni tipo di piede.
* Pericolo calli: tendono a formarsi con tacchi alti, scarpe a pianta stretta (fra il 4° e il 5° dito), mentre quelle a punta provocano “l’occhio di pernice”, un tipo di callo particolare dalla forma tonda, bianco e con un punto nero al centro.
da Staff Podomedica | Apr 18, 2017 | TV e Stampa
GIORNALISTA : Lei è dottore/specialista in…?? Lavora presso?
IO SONO Luca Avagnina, Dottore in Podoiatria (e Podologia) – Dottore in Tecniche Ortopediche – Dottore in Scienze della Riabilitazione, Esperto Universitario in Podologia Medico Chirurgica, Master in Posturologia e Biomeccanica, Specialista in Podologia dello Sport
LAVORO presso ALIPOD & RIABYLA CLINIC – FOOT SURGERY CLINIC – POSTURAL CLINIC
Sede principale: Sanremo – Corso Matuzia, 13
Sedi distaccate: Barcellona – Roma – Milano – Torino – Genova – Alessandria
GIORNALISTA : Ci puo fare una breve panoramica statistica su quante persone ricorrono oggigiorno al podologo?
DALLE STATISTICHE CONOSCIUTE IL 90 % DELLA POPOLAZIONE HA AVUTO, HA , O AVRA UN PROBLEMA AI PIEDI, SENZA POI CONSIDERARE TUTTE LE ALTRE PATOLOGIE CHE NON SI MANIFESTANO SPECIFICAMENTE AI PIEDI, MA CHE DIPENDONO COME CAUSA DA UN MAL FUNZIONAMENTO DEI PIEDI STESSI
(GONALGIE, COXALGIE, LOMBALGIE, ECC)
GIORNALISTA Quali sono le patologie piú comuni?
IN GENERE I MEDICI NON SPECIALISTI PARLANO SOLO DI 3 PATOLOGIE… : METATARSALGIE SE RIGUARDANO LA PARTE ANTERIORE DEI PIEDI – PLANTALGIE O FASCITI SE RIGUARDANO LA PARTE CENTRALE, LA PIANTA TALLONITI SE RIGUARDANO LA PARTE POSTERIORE. COME SI PUO FACILMENTE EVINCERE DA UNA CLASSIFICAZIONE SEMPLICISTA COME QUESTA CHE IO DEFINISCO “ZONALE”, IN QUANTO è INDICATRICE ESCLUSIVAMENTE DELLA ZONA DOVE SI MANIFESTA IL DOLORE, E CHE PERALTRO è GIA QUELLA RIFERITA BENE DAL PAZIENTE STESSO QUANDO LA INDICA E LA SPIEGA… NON INDICA PROPRIO NULLA DI SIGNIFICATIVO.
IL PIEDE E’ AFFETTO DA CENTINAIA DI DIVERSE PATOLOGIE CHE HANNO A CHE FARE CON LA ESATTA STRUTTURA COINVOLTA, TENDINI, GUAINE, OSSA, ARTICOLAZIONI, CAPSULA, SINOVIA, BORSA, ECC,
E DA DIVERSE PATOLOGIE DI ORIGINE GENERALE, QUALI QUELLE VASCOLARI, REUMATICHE, DIABETICHE, ECC, PER NON PAQRLARE DI QUELLE LEGATE AI DIFFERENTI STADI DELLA VITA O ALLE ATIVITA SVOLTE, COME PER LE PEDIATRICE, GERIATRICHE, PROFESSIONALI LAVORATIVE O SPORTIVE.
GIORNALISTA: Quali sono gli strumenti del mestiere (diagnostici) che generalmente sono impiegati nella sua professione?
UN BRAVO PODOIATRA DEVE ESSERE PRIMA DI TUTTO UN BRAVO CLINICO, DEVE SAPER DISTINGUERE NEL SETTAGLIO QUALE SIA LA VERA PATOLOGIA SPECIFICA E SOPRATTUTTO QUALI NE SIANO LE REALI CAUSE SCATENANTI. QUINDI I MIGLIORI STRUMENTI DIAGNOSTICI DOVREBBERO ESSERE LA SUA CAPACITA ANAMNESTICA E LA SUA CAPACITA CLINICA ATTRAVERSO L’ESAME OBIETTIVO BIOMECCANICO E PORTURALE, AFFRANCATI DAGLI SPECIFICI TEST CLINICI DI VERIFICA E DIFFERENZIAZIONE.
CHI USA SOLO COME SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE SISTEMI QUALI LA BAROPODOMETRIA, O LA SPINOMETRIA, LA MAGGIOR PARTE DELLE VOLTE è PROPRIO PERCHE NON SAPENDO VISITARE DEVE FAR CREDERE CHE QUESTI STRUMENTI POSSANO SOPPERIRE ALLA SUA IGNORANZA CLINICA, O NON POTENDO LEGALMENTE VISITARE DEVE FAR CREDERE CHE SI POSSA CON TALI ESAMI STRUMENTALI GIUNGERE AD UNA IPOTETICA DIAGNOSI…CERTAMENTE SE UNO E’ IN PRIMIS UN CLINICO PREPARATO E POI SI AVVALE IN AGGIUNTA DI STRUMENTI DI ESAME FUNZIONALI QUALI BAROPODOMETRIE, SKANNER, SPINOMETRIE, ECC, O STRUTTURALE QUALI ECOGRAFIE, RADIOGRAFIE,RMN, TAC, ECC, BEN VENGANO COME COMPLEMENTO CHIARIFICATORE.
GIORNALISTA: In cosa consiste la patologia del piede diabetico e come viene diagnosticato e trattato?
IL DIABETE COLPISCE I PIEDI IN MANIERA DEVASTANTE MOLTE VOLTE PURTROPPO FINO A GIUNGERE ALLA FORMAZIONE DI VERE E PROPRIE ULCERE DEFINITE APPUNTO DIABETICHE, E SE NON TRATTATO BENE E EIN TEMPO ANCHE FIN ALLA AMPUTAZIONE DEL PIEDE STESSO. INTERVENENDO CAUSE DI ORIGINE VASCOLARE, METABOLICHE, BIOMECCANICHE ED INFETTIVOLOGICHE , DEVE ESSERE PRESO IN CARICO DA UN TEAM MULTIDISCIPLINARE CHE INCLUDA IL PODOIATRA MA ANCHE IL DIABETOLOGO IN PRIMIS, IL CHIRURGO VASCOLARE, IL RIABILITATORE, IL DIETOLOGO, ECC
IL PODOIATRA SI OCCUPA SOPRATTUTTO SIA IN FASE PREVENTIVA, CHE IN FASE ACUTA, CHE ANCHE IN FASE POSTACUTA, DI SCARICARE LE ZONE DI IPERPRESSIONE A RISCHIO ULCERATIVO ATTRAVERSO UNA MIRATA TERAPIA ORTESICA PLANTARE DI MISURA SU CALCO E CON LA PRESCRIZIONE DI SCARPE ORTOPEDICHE O TUTORI ADEGUATI. IN CASO DI ULCERE IN ATTO PUO PRENSERSI CARICO DELLA MEDICAZIONE DELLE STESSE CON SPECIALI PREPARATI RIGENERATIVI O ATTRAVERSO L’USO DELLA OZONOTERAPIA LOCALE. IN OGNI CASO DEVE AFFIANCARSI AL DIABETOLO PER IL CONTROLO DELLA IPERGLICEMIA ALLA BASE DELLA MALATTIA, O AL VASCOLARE NEI CASI IN CUI CI SIA UNA GRAVE DEFICIENZA VASCOLARE CONCLAMATA.
GIORNALISTA: Esistono indagini di laboratorio per evidenziare patologie in corso a carico del piede?
CERTO, TUTTI GLI STRUMENTI DI ANALISI EMATICA POSSONO AIUTARE IL PODOIATRA A CAPIRE SE CI SIA UNA INFEZIONE IN CORSO (PCR, VES, ECC) O DEI FATTORI DIABETICI (GLUCOSIO, ECC) O FATTORI REUMATICI (RA TEST, ANTICITRULLINA, ECC)
GIORNALISTA: quali sono le prospettive future per quanto riguarda la diagnosi e le nuove terapie?
LA PODOIATRIA è UNA SCIENZA MEDICA CHE NEGLI STATI UNITI ESISTE GIA DA OLTRE 100 ANNI ! PER QUESTO NON S TRATTA TANTO DI SPECIFICI SVILUPPI PER DIAGNOSI O TERAPIE, QUANTO IL NATURALE EVOLBERSI DEI MEZZI DIAGNOSTICI E TERAPEUTICHE CHE COINVOLGONO TUTTA LA MEDICINA E CHE DI CONSEGUENZA INTERESSERANNO ANCHE I PIEDI E LA MODERNA PODOIATRIA. SICURAMENTE AD OGGI LA VERA DIFEFRENZA PODOITARICA STA NELLE 2 PIU MODERNE TERAPIE:
LA TOP > TERAPIA ORTESICA PLANTARE (CHE NON HA NULLA A VEDERE CON I COSIDETTI “PLANTARI”)
LA MIS > MINIMAL INVASIVE SURGERY (CHE NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA VECCHIA CHIRURGIA DEL PIEDE OPEN)
da Staff Podomedica | Mar 2, 2017 | News
LA PODOIATRIA DEVE ENTRARE NEGLI ATENEI ITALIANI
a cura del Prof. Dr. Luca Avagnina Podoiatria Podologo – Tutte le proposte di legge italiane da 15 anni ad oggi in pdf
SANREMO : La proposta del prof. Avagnina Luca e tutte le proposte di legge presentate alla camera e al senato dal 2002 al 2016.
“Credo che un Paese come il nostro, presente fin dall’inizio al processo d’integrazione europea, abbia il dovere di adeguare la propria legislazione ai bisogni e alle necessità di una società sempre più evoluta.
All’interno di questa ottica, l’ambito sanitario è sicuramente uno dei campi più innovativi ed essenziali nei processi di crescita di un paese. Per questo, di fronte al frammentarsi della domanda di servizi sanitari da parte dei cittadini, lo Stato ha il dovere di garantire la specificità necessaria allo svolgimento della professione medica nel migliore dei modi, sia per gli operatori sanitari stessi che soprattutto per il benessere e la qualità di vita dei cittadini-pazienti.
Dopo quasi 30 anni dalla sua comparsa ufficiale e giuridica anche in Italia, con una evoluzione enorme di tale professione in questi decenni passati da allora, Il podologo ha oggi assunto una rilevanza e una specificità italiana ed internazionale che non può più essere soggetta a vuoti legislativi e a leggi risalenti a oltre 20 anni fa che ridicolizzano e minimizzano oramai il profilo e il ruolo del moderno Podologo Podoiatra!
Da questa constatazione nascono i vari disegni di legge finalizzati a riformare ampiamente il profilo professionale del podologo e ad istituire finalmente anche la Podoiatria come titolo di laurea di secondo livello nell’area delle professioni sanitarie, finalizzato a rafforzare il ruolo della podologia all’interno della sanità italiana e migliorare l’assistenza dei cittadini e la qualità della loro salute, portandolo cosi ai livelli già esistenti in altri paesi della Unione Europea, per non parlare degli Stati Uniti dove la figura del DPM > Doctor Podiatric Medicine esiste da oramai quasi 100 anni !
“Se questa proposta si trasformasse in legge, l’Italia, grazie alla presenza di professionisti sanitari, con una formazione universitaria quinquennale, avrebbe uno strumento in più per dare risposte adeguate ad una crescente domanda di salute podalica e “sovrasegmentaria ma podalico dipendente” che proviene da coloro che sono colpiti da patologie podaliche, ma anche gonalgiche, rachialgiche a partenza podalica, le cui complicanze possono essere devastanti e portare nei casi di associazione a patologie come il diabete, anche all’amputazione del piede”.
Il Podologo già attualmente è un professionista sanitario che collabora ed integra molto positivamente alla diagnosi con il medico, soprattutto per i pazienti diabetici, reumatici, vascolari, neurologici.
Con un profilo professionale aggiornato, che grazie alla proposta avanzata potrebbe permettere un spettro di azione molto più ampio, compresi i piccoli interventi chirurgici mininvasivi in anestesia locale, il Podoiatra garantirebbe una più efficace azione di controllo, cura e riabilitazione di malattie podaliche, evitando così inutili ricoveri se non addirittura, nei casi più gravi, le amputazioni.
Si riuscirebbe, da un lato, ad assicurare un maggiore rispetto dell’integrità fisica della persona e, dall’altra, un notevole risparmio derivante dalla forte riduzione di inutili ospedalizzazioni.
Dr Luca Avagnina Podoiatra Podologo
CoDirettore Corso di Laurea in Podologia Podoiatria – Università FUB VIC Manresa Barcellona
SCARICA TUTTI LE PROPOSTE DI LEGGE PRESENTATE :
Disegno-di-legge-2002-n.2936-Garavaglia
Disegno-di-legge-2009-n.1944-Garavaglia-e-Baio
Disegno-di-legge-2015-n.1983-Mandelli
Disegno-di-legge-2016-n.3999-Savino
da freelance | Ott 8, 2013 | News
IL CAMMINO DI SANTIAGO DAL PUNTO DI VISTA DEL PODOLOGO PODOIATRA
I MIEI CONSIGLI, LA MIA ESPERIENZA PERSONALE,
COME PREPARARSI, COSA SI PUO’ FARE E COSA NO
E’ da molti anni che il nostro studio di Podologia e Podoiatria, prepara molti pazienti, provenienti da tutta Europa ad affrontare a piedi l’intero percorso del famoso Cammino di Santiago ( ci riferiamo alla rotta più conosciuta per chi giunge da fuori la Penisola Iberica, chiamata anche Cammino Francese e lunga circa 800 km), dai Pirenei fino alla Galizia per il quale occorre mediamente un mese di cammino.
Non essendo un’impresa sportiva, ma una esperienza umana in primis, per godere e arricchirsi di tale esperienza così unica, occorre trovare il proprio ritmo biologico e seguire quello (così frequentemente violentato nella quotidianità), ma prima di pensare a tutto questo, bisogna anche curare la preparazione fisica per il viaggio, partendo proprio dai propri piedi, che se non riusciranno a sopportare il peso di circa 30 km di cammino al giorno su terreni accidentati, tra salite e discese, potrebbe svanire la possibilità di realizzare fino alla fine il proprio sogno ed essere costretti ad interrompere il ” Cammino “.
Cosa bisogna fare, quindi, onde evitare spiacevoli problemi ai piedi, ai muscoli, ai tendini, durate il percorso ? Cosa può fare il Podologo Podoiatra ?Che scarpe portare ? E’ utile un plantare su misura ?
A tutte queste domande, cercherò di dare una risposta esaustiva, basata anche sulla mia esperienza personale, avendo da poco tempo percorso questo bellissimo itinerario.
VISITA PRELIMINARE E PLANTARI SU MISURA ?
La prima cosa da fare, nel caso si volesse intraprendere il percorso verso Santiago de Compostela è rivolgersi al Podologo Podoiatra, in modo da poter effettuare una visita preventiva completa, podologica, posturale e biomeccanica, al fine di capire prima se si ha la necessita di dover partire muniti di plantari effettuati su misura ed ottenuti dal calco corretto del vostro piede, o se si devono recepire diversi accorgimenti legati alla condizione della propria pelle o del proprio sistema muscolo scheletrico…
LA SCELTA DELLE SCARPE E DEI CALZINI E’ IMPORTANTE ?

E’ fondamentale anche capire come partire con le scarpe giuste per i propri piedi: il Podoiatra , dopo aver compreso come siate fatti e come funzionate da un punto di vista deambulativo, vi suggerirà le scarpe più adatte alle vostre esigenze ed anche il tipo di scarpe, se da trekking alte o basse, se da ginnastica e di che tipo, se sandali aperti da outdoor. Generalmente sui siti internet consigliano scarpe da trekking traspiranti possibilmente non nuovissime, con suola morbida e leggera ( toglietele ad ogni sosta, il piede respira ) ed anche un paio di sandali per far respirare i piedi nei tratti su strada asfaltata, ma esistono molte diversità tra i vari tipi in commercio e tutto deve essere relazionato alla forma e al funzionamento dei vostri propri piedi e non a quelli di qualcun altro… I calzini da trekking sono una componente importante per evitare la comparsa delle vesciche, sicuramente più costosi, ma molto utili. Una crema anti-vesciche è anche essa consigliata ed utilizzata insieme a tutti gli accorgimenti di cui sopra, farà in modo di evitarvi delle brutte e fastidiose vesciche, che in molti casi, portano anche a dover abbandonare il percorso.
COME COMPORTARSI SE LE VESCICHE COMPAIONO DURANTE IL CAMMINO ?
Sconsiglio vivamente i cerotti per vesciche, camminando dopo un po’ si staccano e quindi non si ottiene il risultato sperato… anche se alcuni li raccomandano almeno nelle prime fasi.
Mentre la cosa importante da fare è forare subito la vescica e far fuoriuscire il liquido interno, quindi disinfettarla bene con del Betadine o qualsiasi disinfettante e coprirla, lasciandola traspirare con della garza sterile.
Io personalmente, durante il mio cammino, ho visto un caso di vescica trascurata, che si è infettata, alla quale è stata tolta la parte superficiale, ma che ha causato un cambiamento di postura del piede, che nei giorni successivi, si è evoluta una grave tendinopatia achillea con edema e quindi l’impossibilità anche solo ad appoggiare il piede !
Tutto causato… da una semplice vescica …